L’Ordine Canossiano

L’ordine viene fondato da Maddalena di Canossa che nasce a Verona il l° marzo 1774 da nobile e ricca famiglia,  terzogenita di sei fratelli. La sua infanzia  è  segnata da fatti dolorosi , come la morte del padre, l’abbandono  della madre, la malattia e l’incomprensione, ma il Signore la guiderà per una nuova via.

A 17 anni crede di essere chiamata alla vita claustrale e tenta per due volte l’esperienza del Carmelo.
Ritorna in famiglia e, costretta nuovamente da avvenimenti dolorosi e da tragiche situazioni storiche di fine Settecento, ma si inserisce nella vita di palazzo Canossa, accettando l’amministrazione del vasto patrimonio familiare.

Maddalena guardando dal suo fastoso palazzo alla miseria dei quartieri poveri di Verona , dove i riflessi della Rivoluzione Francese, le alterne dominazioni, le Pasque Veronesi avevano lasciato segni di evidenti devastazioni e di umane sofferenze, accesa del fuoco della carità di Dio, si apre al grido dei poveri affamati di pane, di istruzione, di Dio.

Nel 1808, superate le ultime resistenze della famiglia, lascia il palazzo Canossa  per dare inizio in Verona a quella che interiormente riconosce volontà del Signore: servire  Cristo nei poveri. La carità è un fuoco che si dilata e Maddalena apre il suo cuore ai bisogni di altre città, come Venezia, Milano, Bergamo, Trento, dove in pochi anni si moltiplicano le case delle Figlie.

Maddalena nel 1828 ottiene l’approvazione delle Regole da Papa Pio XI

Le Figlie della Carità nel 1860 giungono in Medio Oriente per portare l’annuncio della Buona Novella e oggi sono presenti  nei cinque continenti  con 3000 Sorelle.

Maddalena torna alla Casa del Padre a soli 61 anni. Muore a Verona assistita dalle sue Figlie il 10 aprile 1835, venerdì di Passione!

Il 7 dicembre 1941 viene proclamata Beata da Papa Pio XII.

Da Papa  Giovanni Paolo II viene dichiarata Santa il 2 ottobre 1988.

“Cristo non è amato perché non è conosciuto”. E’ il richiamo apostolico di Santa Maddalena per tutti  quei laici che, in sintonia con il suo carisma radicato nello spirito di Gesù Cristo Crocifisso, intendono collaborare nel loro ambiente di vita e di lavoro alla diffusione del Regno di Dio.

Era Canossiana anche Giuseppina Bakhita, proclamata santa, sempre da Papa Giovanni Paolo II, il 1° ottobre 2000, schiava sudanese acquistata e condotta in Italia dove si convertì al cattolicesimo.

Dal libro “Bakhita” di Roberto Italo Zanini – Edizioni San Paolo – anno 2000

“Una santa per il 2000 perché nuova, coinvolgente, simpatica, umile, provocatoria, esplosiva, mistica, radicalmente povera, totalmente innamorata di Dio. Bakhita è una donna realmente capace di comunicare con la variegata umanità che affronta il nuovo millennio. La interroga e la pone di fronte alle proprie responsabilità ma sempre, in ogni momento, la fa sentire amata.

Rapita bambina da trafficanti mussulmani, schiavizzata, malmenata e brutalmente sfruttata, viene riscattata dal console italiano in Sudan e portata in Italia alla fine dell’800. Da suora vive fino al 1947 a Schio in provincia di Vicenza. Non sa scrivere. Legge lo stretto indispensabile. Extracomunitaria “ante litteram”. Amica di san Pio X, ammirata da Giovanni Paolo II. Parla un veneto imperfetto ma di grande efficacia. Nera amata dai bianchi. Cristiana rispettata dai mussulmani. Invocata dalle donne d’Africa. Osteggiata dai regimi africani. Un ponte fra il Continente Nero e l’Europa. Una sfida per le missioni. Chi le parla comprende subito di aver conosciuto una santa e lei, per tutti, promette preghiere e intercessioni.”

Bakhita si esprimeva in lingua veneta e alcune sue frasi ed espressioni sono diventate famose.

Parlava di Dio come el Parón: «queło che vołe el Parón», «quanto bon che xé el Parón», «come se fa a no vołerghe ben al Parón» (quello che vuole il Signore, quanto buono è il Signore, come si fa a non voler bene al Signore).

Di se stessa: «Mi son on povero gnoco, come i gha fato a tegnerme in convento?» (Non valgo niente, come hanno fatto a tenermi in convento?).

Quando la gente la compiangeva per la sua storia: «Poareta mi? Mi no son poareta perché son del Parón e neła so casa: quei che non xé del Parón i xé poareti» (Povera io? Io non sono povera perché sono del Signore e nella sua casa: quelli che non sono del Signore sono i veri poveri).

Soffrì parecchio nel subire la curiosità della gente e l’acquisita notorietà: «Tuti i vołe védarme: son propio na bestia rara!» (Tutti vogliono vedermi: sono proprio una bestia rara!).

Suor Giuseppina Bakhita  è una suora canossiana e la prima santa sudanese.

Bakhita nasce nel 1869 nel villaggio di Olgossa nella regione del Darfur in Sudan.

Ritorna dal suo Paron l’8 febbraio 1947 nel Convento di Schio – Vicenza

Il 17 maggio 1992 il Papa Giovanni Paolo II la proclama Beata.

Il 1° ottobre 2000 il Papa Giovanni Paolo II la iscrive nell’albo dei santi  e la proclama “Sorella Universale”

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